Archivio per febbraio 2013

Usare meglio quello che c’è è l’investimento

Pochi utilissimi dati di riferimento che rinforzano le nostre posizioni sull’usare al meglio e in modo integrato quello che c’è.

Uno studio sviluppato dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Autorità Portuale di Trieste e la società di logistica Alpe Adria, presentato il 12 febbraio (che prende in considerazione 53 terminali intermodali attualmente presenti sul territorio italiano) prevede di utilizzare in modo più efficiente e organico il patrimonio di infrastrutture già esistente, come le ferrovie e i terminal intermodali.

Invertire l’attuale dinamica competitiva strada-rotaia consentirebbe di abbattere i costi esterni che gravano sull’ambiente, fino al 57% dell’ammontare complessivo prodotto dal trasporto su strada, con un risparmio stimabile attorno ai 3 miliardi di euro l’anno.

Dall’analisi dell’attuale situazione inerente il flusso del trasporto merci, infatti, la ripartizione strada/ferrovia è pari al 94% per la strada ed al 6 % per la ferrovia, mentre la somma totale del movimentato alternativo alla strada, cioè ferrovia più cabotaggio più idrovia, nel complesso raggiunge una quota del 13%.

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Vogliamo i treni, le bici e la ragionevolezza

L’intermodalità treno-bici a Bologna città metropolitana non decolla. Da questo video si può capire perché l’accesso della bicicletta sul treno è diminuito nell’ultimo anno. Il modello proposto dall’assessore regionale alla mobilità Peri confligge con quello proposto da città europee come Amsterdam e Copenhagen. I risultati e le differenze si vedono.
Realizzato da Consulta della Bicicletta Bologna

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34 milioni di danni all’erario per il Civis. Chi li paga?

da Il Fatto Quotidiano

Civis, la Corte dei Conti presenta il conto dei danni: 34 milioni di euro
Nel computo totale, che la Guardia di Finanza ha presentato al procuratore Salvatore Pilato, “soltanto” la spesa per i 49 tram a guida ottica mai utilizzati, ma le decine di milioni spesi per queste infrastrutture non sono state messe nella lista
di David Marceddu | Bologna | 9 febbraio 2013

”Un danno all’erario pari a 34 milioni, 781 mila e 960 euro”. Dopo la fine delle indagini per corruzione sull’affare del tram su gomma mai entrato in funzione a Bologna e costato centinaia di milioni di euro, venerdì la Guardia di finanza ha presentato il conto del danno alle casse pubbliche creato dall’infrastruttura. Ora il fascicolo messo in piedi dalle Fiamme gialle è sul tavolo del procuratore della Corte dei conti di Bologna, Salvatore Pilato che potrebbe chiedere spiegazioni ai tanti amministratori pubblici che quell’opera l’hanno portata avanti dal 2004 al 2009.

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bologna hanno messo nel conto solo la spesa andata in fumo dei 49 tram, comprati anni fa e ancora abbandonati in un deposito alla periferia della città. Quei mezzi a guida ottica avrebbero dovuto attraversare la città da un capo all’altro e per questo il centro del capoluogo per anni è stato messo sottosopra dai lavori per opere di dubbia utilità che hanno tra l’altro rivoluzionato il traffico.

Per ora le decine di milioni spesi per queste infrastrutture non sono state messe nella lista portata di fronte alla Corte dei Conti, ma non è detto che questo non possa succedere nei prossimi mesi.

Intanto sul fronte penale la Procura di Bologna, dopo la richiesta di archiviazione per Giorgio Guazzaloca, l’ex sindaco di centrodestra del capoluogo indagato a lungo per corruzione per la vicenda della realizzazione del tram a guida ottica, ha confermato nelle scorse settimane la linea nei confronti degli altri indagati eccellenti. I magistrati hanno infatti chiesto il rinvio a giudizio per corruzione per il numero uno del Ccc, Consorzio cooperative costruzioni, Piero Collina, per Vincenzo Lasalvia e Antonio Amaturo della società Irisbus, che fa capo a Fiat e per gli allora vertici di Atc, la società dei trasporti cittadini.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/09/civis-la-corte-dei-conti-presenta-il-conto-dei-danni-34-milioni-di-euro/494266/

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Treno in città, se cresce il club dei ragionevoli

di Paolo Serra

Ora è nero su bianco. nel protocollo d’intesa firmato il 30 gennaio scorso fra comune, provincia e fiera di bologna è compresa la attivazione della linea 6 del sfm, il cosiddetto “braccetto” che, lungo la esistente linea sopraelevata di cintura, congiunge la Stazione alla Fiera, passa a fianco di Cnr, Aldini e Tecnopolo, con interessanti possibilità di prolungamento a San Donnino e Caab.

Secondo una simulazione della Provincia, confermata dalla tesi di laurea di Sara Belluzzi del 2011 (relatore Giorgio Praderio), l’investimento sarebbe di 20 milioni con assetto base alla mezz’ora utilizzando promiscuamente i binari merci, e di 30 con un binario dedicato. Non possiamo che esprimere una «viva e vibrante soddisfazione», come direbbe Crozza/Napolitano, per la entrata di Duccio Campagnoli, Beatrice Draghetti, Giacomo Venturi, Virginio Merola e Andrea Colombo nel non affollato novero dei bolognesi ragionevoli, cioè di quelli che di fronte a problemi, necessità, desideri, prima di lanciarsi in ipotesi di rutilanti nuove opere controllano, se, per caso, non ci sia qualcosa di già esistente utilizzabile per funzionale e decorosa risposta.

Saltato, con immensa fortuna dei futuri bolognesi, il faraonico tunnel previsto da Guazzaloca e confermato da Cofferati e definitivamente abbandonata la proposta di navetta gemella del People mover si useranno, finalmente, i binari di cui Bologna è ricchissima fin dalla seconda metà dell’800 e che sono rimasti deplorevolmente sottoutilizzati negli ultimi sessanta anni, quando non addirittura smantellati.

Campagnoli propone di utilizzare per l’opera parte dei fondi recuperati dalla metro-tramvia cassata. Noi, inguaribilmente ottimisti, crediamo che non sia neppure necessario sacrificare filobus o altre parti del Servizio ferroviario metropolitano.

Basterebbe riuscire a far entrare nel club dei ragionevoli anche Vasco Errani e Alfredo Peri, convincerli a dirottare su questo progetto i 3,5 milioni che avevano stanziato per la metro-tramvia ed i 27,5 milioni di fondi europei che dal 2008 aspettano inutilmente di trovare soci privati per essere spesi per il People mover.

Non c’è neppure bisogno di nuove progettazioni, basterebbe ripristinare il precedente assemblaggio del Servizio ferroviario metropolitano che prevedeva la stazione Aeroporto di via Bencivenni a cavallo dei binari per Milano e per Verona, che garantiscono un treno ogni 15 minuti e l’interramento della Bologna Budrio a due binari per non occludersi per sempre ogni sviluppo futuro su una linea che da Vignola a Portomaggiore si configura come una vera e propria metropolitana di superficie e raggiunge attrattori importanti come il Maggiore il Sant’Orsola e l’Università.

 

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