La spagnola Acciona: «Valutiamo la causa civile»

Articolo pubblicato venerdì 9 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.

La spagnola Acciona: «Valutiamo la causa civile»

Il primo round, quello penale, è finito con una schiacciante vittoria degli imputati, tutti assolti. Ma la partita giudiziaria del People mover è tutt’altro che finita. Restano infatti aperte sia la strada della Corte dei conti sia quella (eventuale) dei risarcimenti civili, al netto del possibile ricorso in sede penale della Procura che però appare difficile vista l’imminente prescrizione. I pm contabili aprirono un fascicolo nel lontano 2014 a carico della giunta Delbono e ora il processo è entrato nelle fasi decisive: dall’iniziale richiesta di 15 milioni di euro di danno erariale, si è passati a 5 milioni e la sentenza è attesa nei primi mesi del prossimo anno. Quanto al processo civile, l’assoluzione penale non impedisce alla società spagnola Acciona, perdente nella gara d’appalto contestata, di citare Ccc e Tper per ottenere i danni. In sede penale avevano chiesto 1,4 milioni. «Valuteremo se fare causa – dice Fernando Minguez, direttore per l’Europa di Acciona – dopo aver letto le motivazioni dell’assoluzione. Non lo escludo, ma per ora non abbiamo deciso».

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L’ex presidente del Ccc, Collina: «Tutte le indagini sulle grandi opere sono finite in niente»

Intervista di Simone Arminio pubblicata venerdì 9 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.

L’ex presidente del Ccc, Collina: «Tutte le indagini sulle grandi opere sono finite in niente»

«Oggi non posso che essere felice, perché dopo diverse indagini e tanti anni duri, di attesa, l’esito è sempre lo stesso. Il migliore di tutti: assolto, perché il fatto non sussiste». Ha festeggiato, ieri, Piero Collina, cooperatore di lungo corso, fino al 2015 presidente del Consorzio Ccc, indagato e assolto due volte: sul Civis e, mercoledì, sul People Mover.

Collina, se l’aspettava?

«Ero fiducioso di avere agito nel giusto, perciò mi aspettavo una soluzione positiva. Ero comunque pronto anche a formule meno piene, per questo sono molto felice».

Oltre alla felicità c’è chi fa di più: lei pensa ci fossero i presupposti per indagarla?

«Non mi piacciono le dietrologie. Posso solo registrare che ci sono stati anni in cui tutto ciò che avesse a che fare con i trasporti, in questa città, è stato investito da indagini, tutte finite in nulla».

Sotto accusa c’era anche un certo rapporto con la politica.

«L’unico punto di contatto con la politica, nel mio caso, fu l’esposto su nostre presunte irregolarità nell’appalto per il People Mover, presentato dall’allora consigliere comunale Corticelli. La procura ha indagato per anni e accertato che tutto si svolse in maniera regolare. Certo, se non ci fosse stato quell’esposto avremmo perso meno tempo. Ma non importa».

E dell’inchiesta sulla Colata di Idice cosa pensa?

«È una storia che conosco poco. L’ho letta sui giornali. Una vicenda complessa e – se le assoluzioni verranno ufficializzate – probabilmente un po’ esagerata».

Tutti assolti: le coop potranno rialzare la testa.

«Guardi che le coop la testa l’hanno sempre tenuta alta».

Nonostante le indagini?

«Quando si è molto bravi e perciò competitivi sul mercato, difficoltà di questo genere si mettono in conto».

Competitivi o privilegiati?

«Il nostro livello consortile permette alle singole unità di rafforzarsi molto e meglio di altri. Un sistema lecito, che a volte qualcuno interpreta male. Da qui le inchieste. E le assoluzioni».

Fare lobby all’americana, come ha fatto Legacoop, insomma, è lecito.

«Vorrei ben vedere: la Lega è il nostro organismo di rappresntanza. Se non difendesse gli interessi delle proprie iscritte, rispettando le leggi, sarebbe un problema».

Assoluzioni a parte, il danno di immagine rimane?

«Sono stati anni molto difficili per noi. Ma ci rialzeremo in fretta: una reputazione che si fonda sui giudizi del tribunale, d’altronde, ha basi molto più solide».

 

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L’andamento lento dei lavori. A gennaio la posa del ponte

Articolo di Simone Arminio pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.

L’andamento lento dei lavori. A gennaio la posa del ponte

Annunciata per il 26 novembre, sarà dopo l’Epifania

Nessuna paura: i lavori del PeopleMover vanno avanti spediti. Anche se da due settimane, dalle parti della tangenziale, dove sono ben visibili i due piloni che sosterranno il ponte a campata unica del Marconi Express, non si vede lavorare un operaio. E anche se l’annuncio sulla chiusura di tangenziale e autostrada nella notte tra il 26 e il 27 novembre, proprio per permettere la posa della lunga trave tra i due piloni, è poi caduto nel silenzio più totale. La posa non è mai avvenuta, ma gli operai in realtà stanno lavorando, altrove: negli stabilimenti di Ccc, proprio per preparare alla perfezione la famosa trave ed essere pronti a calarla al millimetro nelle quattro ore di chiusura notturna del traffico che Autostrade concederà, con una penale che aumenterà per ogni minuto di ritardo. Si tratta di un mastodontico ponte a luce unica di oltre 90 metri, d’altronde: le misure, spiegano gli esperti, vanno prese bene. Tanto più che l’opera dovrà prevedere già da ora un ampliamento della strada sottostante, ovvero il Passante, il cui progetto subisce da tempo continui rimaneggiamenti. E a proposito di modifiche: il parere, di Marconi Express e del Comune, è che la valutazione di impatto ambientale, benché scaduta, come aveva fatto notare il capogruppo M5S in Comune Massimo Bugani, non debba essere ripresentata. Perché volontaria e non obbligatoria, e perché il concessionario dell’opera, Marconi Express, ha comunque l’obbligo di relazionare trimestralmente al Comune sullo stato dei lavori e su eventuali scostamenti dalla valutazione presentata, appunto. Il ponte, dunque. Allo stato attuale dovrebbe essere posato subito dopo il weekend dell’Epifania, in ogni caso in un fine settimana di gennaio. Autostrade per l’Italia avrebbe già escluso il periodo festivo, perché molto trafficato, e fornito alcune finestre successive, passibili poi di modifiche anche 48 ore prima, ma soltanto in caso di condizioni atmosferiche avverse o particolari e impreviste situazioni di traffico. Sui display dell’A14, per il momento, non è apparso nulla, e non apparirà se non quando ci sarà l’ufficialità: meglio evitare un nuovo falso allarme.

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«Il vuoto della politica ha creato un mostro»

Articolo di Gilberto Dondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.

«Il vuoto della politica ha creato un mostro»

«Quando c’è un vuoto della politica si generano mostri giudiziari». Per commentare l’esito del processo l’avvocato Guido Magnisi, legale di Cleto Carlini, cita Goya, riadattando la famosa frase alla situazione della giustizia bolognese. Un citazione colta, che non nasconde la durezza dell’attacco alla Procura: «L’errore storico-politico è quello di partire dall’ambiente, dal contesto socio-politico, per costruire i reati». Magnisi ha difeso, nel corso degli anni, l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, l’ex assessore Luisa Lazzaroni (giunta Delbono) e ora Carlini. «Io non giudico la Procura, guardo i risultati. Ed è ben curioso – conclude – che lo stesso risultato ci sia stato per tre amministrazioni di colore diverso, che hanno subito anni di sofferenza, costi umani, sociali e politici». L’avvocato Gaetano Insolera, difensore di Delbono, ha invece risposto piccato ai giornalisti, che chiedevano un commento sulla formula della vecchia insufficienza di prove della sentenza, definendoli «chaperon dei pm», poi si è allontanato. Gli altri avvocati, big del foro come NicolaMazzacuva, Paolo Trombetti, Filippo Sgubbi e Gino Bottiglioni hanno sottolineato i «costi umani e le sofferenze patite in questi anni dagli imputati». «La formula con cui si è concluso, giustifica ampiamente che il processo doveva essere fatto – commenta il procuratore capo Giuseppe Amato –. Del resto c’era stato già il vaglio del giudice dell’udienza preliminare. Se faremo appello? Dovremo tener conto dell’imminente prescrizione». Infine il comitato No People Mover, assistito dall’avvocato Domenico Morace: «Sono emersi fatti gravissimi – dice il presidente Lorenzo Alberghini – che questo verdetto non spiega».

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People Mover: il fatto non sussiste. Assolti dopo tre anni tutti gli imputati

Articolo di Gilberto Dondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.

People Mover: il fatto non sussiste. Assolti dopo tre anni tutti gli imputati

Delusi i contrari all’opera. Delbono: «La sentenza si commenta da sé»

Finisce con gli abbracci degli imputati e la delusione degli attivisti anti-People Mover, arrivati in tribunale per assistere al tanto atteso verdetto. Una sentenza che segna l’ennesima sconfitta della Procura nei processi su appalti e politica. Si è infatti concluso con un’assoluzione generale il processo che vedeva sette persone, fra cui l’ex sindaco Flavio Delbono, accusate (a vario titolo) di turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta dei pm Antonella Scandellari e Giuseppe Di Giorgio sulla monorotaia che collegherà la stazione all’aeroporto. Per l’accusa, quel bando fu pilotato per far vincere la cordata formata dal Ccc, il Consorzio cooperative costruzioni, e l’Atc (ora Tper), con l’avallo del Comune. Un patto occulto a scapito dei concorrenti spagnoli di Acciona. Ma questa tesi non ha retto e ieri mattina, a 5 anni dall’inizio dell’inchiesta e dopo decine di udienze, il collegio dei giudici presieduto da Luisa Raimondi ha assolto tutti perché il fatto non sussiste, con la formula della vecchia insufficienza di prove. Assolti, dunque, Delbono e l’ex assessore Villiam Rossi (per i quali i pm avevano chiesto un anno e 4 mesi), gli ex presidenti di Ccc eAtc, Piero Collina e Francesco Sutti (un anno e sei mesi), e i dirigenti comunali Francesca Bruni (un anno), Cleto Carlini e Patrizia Bartolini (per loro i pm avevano chiesto l’assoluzione). Dopo il verdetto è partito un piccolo applauso, con abbracci fra gli imputati e i loro parenti e colleghi presenti in aula. Grande sconforto, invece, fra i 15 attivisti del comitato No People Mover. Ora la palla torna alla Procura, che valuterà se fare appello, ma fra pochi giorni scatterà comunque la prescrizione dei reati. Resta poi aperta l’inchiesta bis sulla prosecuzione dei lavori nonostante il processo, ma ora anche quella pare avviata verso un binario morto. «Una sentenza che si commenta da sola – dice Delbono, dimessosi nel 2010 per il Cinzia-gate –. Se dopo tre anni di indagine e uno e mezzo di processo, decine di testimoni e migliaia di carte, il fatto non sussiste per nessuno… Fate voi… Mi sarei sentito più risarcito se il processo non ci fosse mai stato, dato che non c’erano elementi per farlo». Soddisfatto anche il sindaco Virginio Merola: «Questa sentenza chiude positivamente una tormentata vicenda».

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La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.

La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»

Da Di Nicola ad Alfonso, dal dialogo fra palazzi alla linea dura, fino ad Amato e al suo nuovo corso: basta fascicoli dai contorni labili

La sentenza sul People mover spedisce sul binario morto un altro processo eccellente, forse l’ultimo ancora in piedi che metteva nel mirino un intero sistema di potere e le presunte connivenze tra amministrazioni e cooperative. Se non è il crepuscolo delle inchieste «politiche», il sipario su una stagione segnata da scandali e accuse poi naufragate, poco ci manca. È un fatto che, tranne qualche rara eccezione, negli ultimi sette anni le più importanti inchieste sulla pubblica amministrazione siano state azzerate dai giudici. Il rosario da sgranare, tra assoluzioni e prescrizioni, è lungo. Il Civis, il People mover, l’incarico alla storica segretaria di Bersani, Zoia Veronesi, naturalmente Terremerse, versante Vasco Errani, i bandi per i vari Global Service, il sistema regionale degli accreditamenti per le cliniche, l’appalto per la centrale tecnologica del Sant’Orsola, almeno in parte i processi con al centro il Cipea di Gianluca Muratori (che hanno se non altro accertato episodi corruttivi) e da ultimo, e ancor prima di arrivare davanti a un giudice, l’indagine sulla Colata di Idice. Un discorso a parte merita la maxi inchiesta sulle presunte spese pazze dei consiglieri regionali, comune peraltro alle Procure di mezza Italia e per buona parte ancora sottoposta al vaglio dei giudici in dibattimento. Ci sono state assoluzioni ma anche condanne e patteggiamenti decisi da giudici spesso diversi. La sensazione è che con la sentenza di ieri si chiuda dunque una lunga stagione che ha scavato un solco tra magistratura e politica, mai nemmeno sfiorata dagli scandali prima di allora e comunque poco abituata a farsi giudicare. Sette anni di inchieste sulla pubblica amministrazione, indagini infinite, sequestri milionari concessi e poi cassati, costi umani e costi vivi sostenuti per intercettazioni, consulenze e perizie. Indagini avviate principalmente dopo l’arrivo sotto le Due Torri dell’allora procuratore Roberto Alfonso che ha dato un nuovo impulso alle inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione, raccogliendo però spesso sonore bocciature dai giudici. Prima d’allora, va detto, processi di questo tipo erano una rarità. La Procura guidata da Enrico Di Nicola non sparava certo cannonate. Nessuno insabbiava, naturalmente, ma l’interlocuzione tra palazzi era una costante. Gli esposti di opposizioni e comitati ci sono sempre stati ma spesso finivano in niente o con archiviazioni che stigmatizzavano certi comportamenti ma poi finiva lì. Proprio nel periodo di passaggio di consegne arrivò il Cinzia-gate, lo scandalo che portò alle dimissioni dell’allora sindaco Flavio Delbono. Un vero spartiacque. Il fascicolo fu avviato all’archiviazione, un gip lo rimandò indietro e venne affidato a un nuovo pm. Il resto, patteggiamento compreso, è storia nota. L’inchiesta su cui la Procura guidata da Alfonso ha forse investito di più è quella che ha coinvolto il governatore Vasco Errani fino a spingerlo alle dimissioni. Un’accusa tenacemente sostenuta dai pm e oggetto di ribaltamenti e sentenze contrastanti. Fino all’assoluzione definitiva che ha fatto (di nuovo) saltare il tappo e salire sulle barricate un’intera classe politica che inorridiva alla sola idea che si potesse processare l’esponente di spicco di un partito che ha governato pressoché ininterrottamente in Regione. La graticola è toccata anche all’ex sindaco Giorgio Guazzaloca con un’accusa di corruzione portata avanti ostinatamente, nonostante le pronunce avverse dei giudici del Riesame, e poi abbandonata strada facendo mentre il processo sul Civis si avviava alla prescrizione. Ora con l’arrivo del procuratore Giuseppe Amato la Procura cambierà di nuovo strada, dicono avvocati eccellenti e addetti ai lavori. Niente più inchieste infinite e dai contorni labili, ma tempi certi e risposte celeri. Un concetto sottolineato a più riprese nel giorno del suo insediamento e ribadito nei fatti proprio con la richiesta di archiviazione per le presunte pressioni alla sindaca Isabella Conti. È un fatto che le inchieste di questi anni abbiano se non altro avuto il merito di far emergere anomalie, storture, irregolarità amministrative, se non vere e proprie connivenze tra poteri. Ma si sono quasi sempre sfaldate alla prova dei fatti e spesso, particolare non secondario, dopo un tempo infinito. I casi Civis (con i mezzi sostituiti dopo l’inchiesta) e People mover (con i patti parasociali cambiati in corso d’opera) stanno lì a dimostrarlo. Le assoluzioni, direbbe qualche magistrato, fanno parte della fisiologia del processo. I pm indagano e se del caso archiviano, i collegi giudicano e se lo ritengono assolvono. È il segno che il sistema funziona. Il fatto è che spesso, al netto di organici carenti e personale mancante, tutto ciò avviene con tempi intollerabili.

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L’offensiva dei penalisti: «Si cercano reati ad ogni costo»

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.

L’offensiva dei penalisti: «Si cercano reati ad ogni costo»

L’offensiva degli avvocati, alcuni tra i più influenti e noti del foro bolognese, parte pochi minuti dopo la lettura della sentenza. E mette nel mirino la Procura, non solo per il processo per il People mover che «non andava nemmeno iniziato» o per gli «enormi costi umani» sostenuti dagli imputati rimasti sulla graticola per anni. Ne fanno una questione di metodo e non solo di merito. Il più agguerrito è senz’altro l’avvocato Guido Magnisi, tra i più presenti nei processi per i reati contro la pubblica amministrazione. Ha appena ricevuto il ringraziamento del dirigente Cleto Carlini, che pure aveva incassato la richiesta di assoluzione dei pm. Il discorso è più generale, tocca corde delicate e si dipana su tre diversi casi «politici» che hanno coinvolto amministratori diversi: «Carlini mi ha appena detto “mi hanno restituito quattro anni di vita”, la stessa cosa me la disse l’ex sindaco Guazzaloca e poi ancora la Lazzaroni (ex assessore al Welfare coinvolta e poi assolta per il caso Cinzia-gate, ndr), tre persone che lavoravano in amministrazioni diverse. Questo per dire che non è un problema di colore politico. Dico, citando Goya, che quando c’è un vuoto della politica si generano dei mostri giudiziari. Mi sembra che anziché trovare il reato e poi ricostruire il contesto socio-politico, si parta dal contesto socio-politico per tentare di ricostruire i reati». Per il legale se ci sono i reati vanno ovviamente colpiti ma negli anni si è commesso «l’errore storico e politico di partire dall’ambiente per poi trovare i reati. Non entro sul lavoro della Procura ma sui risultati: è curioso che tre amministrazioni diverse abbiano subito dei costi umani e politici non indifferenti. Perché vengono descritti all’elettorato come gaglioffi ma i fatti dimostrano che non lo sono». Meno dura ma altrettanto decisa la reazione dei legali degli altri imputati: «Il processo non poteva che concludersi in questo modo. Il secondo comma? È una interpretazione su cui giocate voi giornalisti, accompagnatori dei pm», dice stizzito l’avvocato Gaetano Insolera per cui «il secondo comma non è insufficienza di prove». Gli fa eco l’avvocato Nicola Mazzacuva, legale della Bartolini per la quale lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione: «Siamo in linea con altri processi sulla pubblica amministrazione che forse durano troppo, ci sono persone che soffrono e il processo incide sulla loro dignità. Si discute della possibilità di bloccare prima i processi quando non ci sono elementi». Soddisfatto e lontano dalle polemiche l’avvocato Paolo Trombetti, difensore di Collina: «Ci siamo battuti molto e il risultato ci soddisfa. Il collegio di giudici è stato puntuale e diligente nello svolgere l’istruttoria dibattimentale». Per l’avvocato Gino Bottiglioni, difensore dell’ex assessore Rossi e della dirigente Bruni, «l’ipotesi d’accusa era radicalmente infondata, come abbiamo detto dall’inizio. È una sentenza che ci lascia felici dopo anni difficili».

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Il sollievo dell’ex sindaco: «La sentenza? Era scontata»

Articolo di Pierpaolo Velonà pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.

Il sollievo dell’ex sindaco: «La sentenza? Era scontata»

Dal 17 febbraio del 2010, Flavio Delbono non è più sindaco di Bologna. Ora, con l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di abuso d’ufficio nell’inchiesta sul People mover, si recide l’ultimo filo che lo teneva legato a quella brevissima esperienza a palazzo d’Accursio. L’ex sindaco può tirare un sospiro di sollievo. «È una sentenza scontata, che si commenta da sola — dice a caldo Delbono — Ci sono voluti tre anni di indagine, due anni di processo, migliaia di carte, in definitiva quello sul People mover era un processo che non si doveva neanche fare, lo dicono pure gli avvocati». E poi: «Come sindaco ne esco pulito — aggiunge Delbono — era l’unica indagine che mi riguardava come primo cittadino. I miei rapporti con la Procura di Bologna ? Meglio non commentare, ho già dato». Quest’ultimo riferimento è all’inchiesta sui viaggi a spese della Regione — di cui Delbono era stato vicepresidente dal 2003 al 2009 — che sono costati all’ex esponente del Pd un patteggiamento a 19 mesi e 10 giorni per peculato, truffa aggravata, intralcio alla giustizia e induzione a rilasciare false dichiarazioni per le pressioni sulla sua ex compagna Cinzia Cracchi affinché tacesse sulle risorse pubbliche (21.000 euro) utilizzate per viaggi privati. Era stata questa inchiesta a portare Delbono alle dimissioni da sindaco, dopo soli sette mesi. Nel 2012 un’altra tegola, l’iscrizione nel registro degli indagati per il bando del People Mover vinto da Ccc. Da ieri, anche questa pagina si è chiusa.

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People mover, tutti assolti

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.

People mover, tutti assolti

Escono puliti dal processo i sette imputati per la gara del maxi appalto della monorotaia sopraelevata. Fra questi Delbono, Sutti (Atc) e Collina (Ccc). Le accuse erano abuso d’ufficio e turbativa d’asta

Un applauso contenuto, poi l’abbraccio liberatorio con amici e colleghi alla lettura della sentenza. Finisce un incubo per amministratori e dirigenti comunali imputati nel processo per il People Mover. Una gioia a cui fa da contraltare la delusione dei tanti esponenti del comitato Primavera urbana, ieri presenti in aula, che da sempre si battono contro l’opera. Finisce dunque azzerata l’inchiesta della Procura sulla gara della monorotaia che dovrà collegare aeroporto e stazione. Dopo cinque anni di indagini, sedici mesi di dibattimento e decine di udienze, il collegio presieduto dalla giudice Luisa Raimondi ha assolto i sette imputati perché il fatto non sussiste dalle accuse, a vario titolo, di turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Tirano un sospiro di sollievo l’ex sindaco Flavio Delbono, l’ex assessore Villiam Rossi, gli ex presidenti di Ccc e Atc, Piero Collina e Francesco Sutti, e i dirigenti comunali Francesca Bruni, Cleto Carlini e Patrizia Bartolini. Una sconfitta su tutta la linea per l’accusa sostenuta dai pm Giuseppe Di Giorgio e Antonella Scandellari che avevano chiesto condanne a pene tra 12 e 18 mesi (e l’assoluzione per Carlini e Bartolini) per una gara ritenuta pilotata e cucita addosso al Consorzio cooperative di costruzione, anche grazie al patto occulto stretto con Atc, l’allora azienda di trasporti, che sarebbe entrata in partita dopo l’aggiudicazione nel 2008 del bando attraverso la creazione della società di progetto Marconi Express. Un accordo che avrebbe consentito al colosso cooperativo di uscire progressivamente dall’opera addossando tutti i rischi alla società di trasporti a capitale pubblico. Un’operazione che per i pm ebbe l’avallo politico del Comune. Accuse naufragate davanti ai giudici che hanno assolto tutti, seppure con la formula della vecchia insufficienza di prove. Significa che non è stata raggiunta o è risultata mancante la prova a fondamento dell’inchiesta. Un passaggio che fa dire al procuratore Giuseppe Amato che «il processo poteva e doveva essere assolutamente fatto». Del resto, ha spiegato, difendo il lavoro dell’ufficio, «c’è stato non solo il vaglio del giudice dell’udienza preliminare ma un dibattimento importante, dove ci sono state anche situazioni fattuali che hanno indiscutibilmente portato elementi forti, che evidentemente il giudice poi non ha ritenuto soddisfattivi, ma forti, a supporto dell’impostazione accusatoria». Detto questo, la Procura aspetta di leggere le motivazioni ma difficilmente farà appello visto l’incombere della prescrizione. Soddisfatto il sindaco Virginio Merola: «Si chiude positivamente una lunga e tormentata vicenda. Il doveroso rispetto dell’azione della magistratura si è sempre accompagnato alla fiducia nell’operato dei nostri dirigenti comunali». Restano invece con un pugno di mosche in mano le parti civili, i vertici di Acciona-Ghella, le imprese che formavano la cordata esclusa dal bando, e il comitato No People mover. La delusione del presidente Lorenzo Alberghini è palpabile: «Siamo sorpresi perché durante il dibattimento sono emersi fatti gravissimi che questa sentenza non spiega. Aspettiamo le motivazioni, poi decideremo come proseguire nella ricerca di una giustizia che oggi manca».

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Sulla navetta per il Marconi resta aperto solo un fascicolo della Corte dei conti

Articolo pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 da la Repubblica – Bologna.

Sulla navetta per il Marconi resta aperto solo un fascicolo della Corte dei conti

Dopo il pronunciamento dei giudici sulla vicenda penale del “People mover”, resta in piedi un’altra inchiesta che stavolta interessa la Corte dei conti, alla quale si era rivolto lo stesso autore dell’esposto alla Procura penale, vale a dire l’ex consigliere comunale Daniele Corticelli. I magistrati contabili devono valutare se ci sia stato un danno erariale e per farlo hanno indagato gran parte della ex giunta comunale retta da Flavio Delbono più la direttrice delle partecipazioni societarie Francesca Bruni. L’indagine partì nel 2014, due anni dopo rispetto a quella penale e formulò una prima richiesta di danno erariale di 15 milioni. I difensori eccepirono e i magistrati contabili ridussero poi tale richiesta a soli 5 milioni nel corso di una seconda udienza del procedimento che si è tenuta nel febbraio scorso. Contemporaneamente il tribunale presso la Corte dei conti ordinò un supplemento di indagine alla Procura contabile. Secondo le previsioni il pronunciamento definitivo della Corte dovrebbe aversi nel prossimo febbraio. La sentenza penale che ha escluso il reato dovrebbe pesare sul giudizio, benché le due magistrature siano indipendenti.

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