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La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.

La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»

Da Di Nicola ad Alfonso, dal dialogo fra palazzi alla linea dura, fino ad Amato e al suo nuovo corso: basta fascicoli dai contorni labili

La sentenza sul People mover spedisce sul binario morto un altro processo eccellente, forse l’ultimo ancora in piedi che metteva nel mirino un intero sistema di potere e le presunte connivenze tra amministrazioni e cooperative. Se non è il crepuscolo delle inchieste «politiche», il sipario su una stagione segnata da scandali e accuse poi naufragate, poco ci manca. È un fatto che, tranne qualche rara eccezione, negli ultimi sette anni le più importanti inchieste sulla pubblica amministrazione siano state azzerate dai giudici. Il rosario da sgranare, tra assoluzioni e prescrizioni, è lungo. Il Civis, il People mover, l’incarico alla storica segretaria di Bersani, Zoia Veronesi, naturalmente Terremerse, versante Vasco Errani, i bandi per i vari Global Service, il sistema regionale degli accreditamenti per le cliniche, l’appalto per la centrale tecnologica del Sant’Orsola, almeno in parte i processi con al centro il Cipea di Gianluca Muratori (che hanno se non altro accertato episodi corruttivi) e da ultimo, e ancor prima di arrivare davanti a un giudice, l’indagine sulla Colata di Idice. Un discorso a parte merita la maxi inchiesta sulle presunte spese pazze dei consiglieri regionali, comune peraltro alle Procure di mezza Italia e per buona parte ancora sottoposta al vaglio dei giudici in dibattimento. Ci sono state assoluzioni ma anche condanne e patteggiamenti decisi da giudici spesso diversi. La sensazione è che con la sentenza di ieri si chiuda dunque una lunga stagione che ha scavato un solco tra magistratura e politica, mai nemmeno sfiorata dagli scandali prima di allora e comunque poco abituata a farsi giudicare. Sette anni di inchieste sulla pubblica amministrazione, indagini infinite, sequestri milionari concessi e poi cassati, costi umani e costi vivi sostenuti per intercettazioni, consulenze e perizie. Indagini avviate principalmente dopo l’arrivo sotto le Due Torri dell’allora procuratore Roberto Alfonso che ha dato un nuovo impulso alle inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione, raccogliendo però spesso sonore bocciature dai giudici. Prima d’allora, va detto, processi di questo tipo erano una rarità. La Procura guidata da Enrico Di Nicola non sparava certo cannonate. Nessuno insabbiava, naturalmente, ma l’interlocuzione tra palazzi era una costante. Gli esposti di opposizioni e comitati ci sono sempre stati ma spesso finivano in niente o con archiviazioni che stigmatizzavano certi comportamenti ma poi finiva lì. Proprio nel periodo di passaggio di consegne arrivò il Cinzia-gate, lo scandalo che portò alle dimissioni dell’allora sindaco Flavio Delbono. Un vero spartiacque. Il fascicolo fu avviato all’archiviazione, un gip lo rimandò indietro e venne affidato a un nuovo pm. Il resto, patteggiamento compreso, è storia nota. L’inchiesta su cui la Procura guidata da Alfonso ha forse investito di più è quella che ha coinvolto il governatore Vasco Errani fino a spingerlo alle dimissioni. Un’accusa tenacemente sostenuta dai pm e oggetto di ribaltamenti e sentenze contrastanti. Fino all’assoluzione definitiva che ha fatto (di nuovo) saltare il tappo e salire sulle barricate un’intera classe politica che inorridiva alla sola idea che si potesse processare l’esponente di spicco di un partito che ha governato pressoché ininterrottamente in Regione. La graticola è toccata anche all’ex sindaco Giorgio Guazzaloca con un’accusa di corruzione portata avanti ostinatamente, nonostante le pronunce avverse dei giudici del Riesame, e poi abbandonata strada facendo mentre il processo sul Civis si avviava alla prescrizione. Ora con l’arrivo del procuratore Giuseppe Amato la Procura cambierà di nuovo strada, dicono avvocati eccellenti e addetti ai lavori. Niente più inchieste infinite e dai contorni labili, ma tempi certi e risposte celeri. Un concetto sottolineato a più riprese nel giorno del suo insediamento e ribadito nei fatti proprio con la richiesta di archiviazione per le presunte pressioni alla sindaca Isabella Conti. È un fatto che le inchieste di questi anni abbiano se non altro avuto il merito di far emergere anomalie, storture, irregolarità amministrative, se non vere e proprie connivenze tra poteri. Ma si sono quasi sempre sfaldate alla prova dei fatti e spesso, particolare non secondario, dopo un tempo infinito. I casi Civis (con i mezzi sostituiti dopo l’inchiesta) e People mover (con i patti parasociali cambiati in corso d’opera) stanno lì a dimostrarlo. Le assoluzioni, direbbe qualche magistrato, fanno parte della fisiologia del processo. I pm indagano e se del caso archiviano, i collegi giudicano e se lo ritengono assolvono. È il segno che il sistema funziona. Il fatto è che spesso, al netto di organici carenti e personale mancante, tutto ciò avviene con tempi intollerabili.

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People mover, chieste 5 condanne: «Da Delbono copertura politica»

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato sabato 22 ottobre 2016 dal Corriere di Bologna.

People mover, chieste 5 condanne: «Da Delbono copertura politica»

Pene da 18 mesi per Sutti e Collina. I pm: «Patto collusivo per pilotare la gara»

Il processo sul People mover arriva a un punto di svolta. A 5 anni dall’inizio dell’inchiesta, dopo 16 mesi di dibattimento e decine di udienze, e con la scure della prescrizione dietro l’angolo, i pm Giuseppe Di Giorgio e Antonella Scandellari hanno consegnato ai giudici le loro conclusioni sulla gara ritenuta pilotata e aggiudicata nel 2009 al Consorzio di cooperative di costruzione (Ccc) per la costruzione e la gestione della monorotaia che dovrà collegare aeroporto e stazione. Un progetto accompagnato da forti polemiche che solo ora sta muovendo i primi passi. Al termine di una requisitoria fiume durata oltre sei ore, i pm hanno chiesto cinque condanne e due assoluzioni per i reati, contestati a vario titolo, di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. La richiesta più alta, 1 anno e 6 mesi, è arrivata per Francesco Sutti e Piero Collina, ex presidenti di Atc e Ccc, protagonisti del presunto patto occulto secondo cui la societa di trasporto pubblico non avrebbe partecipato alla gara per poi formare con Ccc, nel gennaio 2010, la società di progetto Marconi Express. L’accusa ha chiesto invece 16 mesi per l’ex sindaco Flavio Delbono e l’ex assessore al Bilancio del Comune Villiam Rossi, e un anno per la dirigente Francesca Bruni, il cosiddetto livello politico dell’inchiesta. L’assoluzione è stata invece avanzata con la vecchia formula dell’insufficienza di prove per altri due dirigenti, Cleto Carlini e Patrizia Bartolini. Ieri in aula il pm Di Giorgio ha ripercorso l’iter per l’assegnazione dell’appalto in project financing da 100 milioni, concentrandosi in particolare «sull’accordo collusivo e segreto teso a pilotare l’esito della gara» tra Sutti e Ccc e sui famosi patti parasociali (modificati dopo l’inchiesta) che avrebbero consentito al colosso cooperativo di sfilarsi dalla gestione dell’opera trasferendo tutti i rischi su Atc, azienda a partecipazione totalmente pubblica con il Comune maggiore azionista. «Una dinamica fraudolenta ma raffinata che ha portato allo sviamento della gara e allo stravolgimento dello spirito della concessione», ha detto il pm che ha chiesto ai giudici di spostare la commissione della turbativa d’asta al gennaio 2010, data della costituzione di Marconi Express, per allungare i tempi di prescrizione. Una richiesta fortemente contrastata dalle difese. Secondo la pm Scandellari «il patto occulto ha consentito a Ccc di presentare un’offerta economica schiacciata ai minimi perché poteva contare sull’ingresso di Atc: sapeva che una volta costruito non si sarebbe accollata i rischi di gestione». Poi i pm hanno affrontato le posizioni degli amministratori, con «il Comune che ha garantito la copertura dell’operazione e gestito la vicenda in modo compiacente», nonostante le criticità rilevate da una dipendente dell’ufficio gare del Comune: «Si rifiutò di firmare ma sindaco, assessore e tecnici rimasero sordi ai suoi rilievi, l’unica risposta fu il suo trasferimento». Il via libera sulla regolarità dell’operazione la diede secondo l’accusa la Bruni, «che si è prestata a decretarne la regolarità». Di qui la richiesta di condanna. Per i magistrati l’ex sindaco Delbono, che si è sempre difeso sostenendo di aver ereditato il progetto dalla giunta Cofferati e di non aver avuto alcun peso decisionale, «aveva una responsabilità politica e nella sua veste ha dato il placet al progetto, perché questa operazione non poteva non avere copertura politica». Dopo la requisitoria sono iniziate le arringhe delle difese. Ha parlato il legale di Carlini, avvocato Guido Magnisi, che ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto, sostenendo che a carico del dirigente «ci sono solo opinioni ». Mercoledì toccherà alle parti civili (avvocato Domenico Morace) e ai legali degli altri imputati (avvocati Trombetti, Insolera, Giampaolo).

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People Mover, Delbono in aula: «Mai parlato con Ccc e Atc»

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2016/17-ottobre-2016/people-mover-delbono-aula-mai-parlato-ccc-atc-240988115001.shtml

People Mover, Delbono in aula: «Mai parlato con Ccc e Atc»
 
L’ex sindaco di Bologna, a processo per l’appalto della navetta stazione-aeroporto, ha fatto dichiarazioni spontanee al termine dell’istruttoria

BOLOGNA – «Non ho mai affrontato l’argomento People Mover né con rappresentanti di Ccc né di Atc». Flavio Delbono, ex sindaco di Bologna imputato nel processo sull’appalto della navetta sopraelevata che dovrà collegare stazione e aeroporto, lo ha detto nelle dichiarazioni spontanee al termine dell’istruttoria.

A PROCESSO – Il processo vede imputati oltre a Delbono, all’ex assessore al Bilancio Villiam Rossi e a dirigenti comunali, anche l’ex numero uno di Ccc Piero Collina e l’ex presidente di Atc Francesco Sutti: a vario titolo rispondono di abuso di ufficio e turbativa d’asta. Nella prossima udienza i pm Antonella Scandellari e Giuseppe Di Giorgio formuleranno le conclusioni dell’accusa.

DELBONO – Delbono, eletto sindaco a giugno 2009, ha evidenziato come l’opera sia stata `ereditata´ dall’amministrazione precedente, guidata da Sergio Cofferati e da lui ritenuta «in dirittura d’arrivo». L’ex primo cittadino ha quindi ricordato gli altri impegni che dovette seguire nell’avvio del suo breve mandato – concluso anzitempo con le dimissioni per altre vicende giudiziarie – «per sottolineare l’estraneità all’approfondimento di progetti che ritenevo già completati». Delbono ha detto di non aver analizzato «in modo analitico» la delibera di giunta sull’opera, né i patti parasociali: «Ne ignoravo il contenuto». E di essersi in sostanza affidato a dirigenti «la cui professionalità, competenza e scrupolo avevo già potuto apprezzare quando ero stato assessore, nel 1995». Delbono ha concluso dicendo di aver appreso «che l’accusa sostiene che ci fu un disegno criminoso». Nel passaggio di consegne, «pressoché inesistente» con l’amministrazione Cofferati, «non ci fu nessun invito a perfezionare questo fantomatico disegno criminoso», ha detto.

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People Mover, ‘danno da 15 milioni’

http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2016/02/24/people-mover-danno-da-15-milioni_8202d329-7dab-483d-9df3-1ad40ffe5f7d.html

People Mover, ‘danno da 15 milioni’

Udienza per ex giunta Bologna. Somma imputabile è comunque minore

(ANSA) – BOLOGNA, 24 FEB – Un danno erariale di 14,9 milioni nei confronti del Comune di Bologna e di Tper, la società di trasporto pubblico, definito come la “perdita di sconto” subita dall’amministrazione. Lo ha calcolato la Procura regionale della Corte dei conti, davanti a cui si è discussa la citazione in giudizio per l’ex sindaco Flavio Delbono, i componenti della sua giunta e un dirigente comunale: è il processo contabile sulla gara per il People Mover, progetto di monorotaia sopraelevata per collegare aeroporto e stazione di Bologna, già al centro di un giudizio penale. La decisione dei giudici tra qualche settimana.
Nel quantificare il risarcimento i Pm Pilato e Beccia hanno comunque ribadito in udienza che il danno in concreto imputabile è di 5,9 milioni. Al centro del processo c’è la delibera di giunta del dicembre 2009 con cui si decise che Atc, che poi divenne Tper, dovesse entrare nella società di gestione Marconi Express e i successivi patti parasociali con il Consorzio cooperative costruzioni (Ccc).

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«Atc nella società del People Mover? Sapendolo potevamo fare ricorso»

Articolo di Enrico Barbetti pubblicato sabato 9 gennaio 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.

«Atc nella società del People Mover? Sapendolo potevamo fare ricorso»
 
II direttore per l’Europa della spagnola Accìona testimone al processo: «Ho saputo dell’azienda di trasporti solo quando i finanzieri mi hanno sentito»  
«Se avessimo saputo del coinvolgimento di Atc quando abbiamo fatto l’accesso agli atti, avremmo certamente fatto ricorso». A parlare, davanti al tribunale, è l’ingegnere Fernando Minguez, direttore per l’Africa e l’Europa di Acciona, colosso spagnolo delle costruzioni che fu sconfitto dal Ccc nella gara per la concessione del People Mover. Una gara che, secondo i pm Giuseppe Di Giorgio e Antonella Scandellari, fu viziata dall’accordo occulto tra la coop bolognese e l’azienda di trasporto pubblico e da un bando cucito su misura. Mentre i magistrati di via Garibaldi indagano sul nuovo contratto sottoscritto tra il Comune e Marconi Express per aprire i cantieri della monorotaia stazione-aeroporto, è entrato nel vivo il processo sulla contestata opera. Le ipotesi di reato sono abuso d’ufficio e turbativa d’asta e imputati sono l’ex sindaco Flavio Delbono, il suo assessore al bilancio Villiam Rossi, il presidente del Ccc Piero Collina, l’allora presidente di Atc Francesco Sutti e tre dirigenti comunali. Ieri l’udienza è stata catalizzata dalla testimonianza del dirigente della società spagnola, che ha ripercorso le tappe della partecipazione al bando da cui uscì sconfitta. «Noi avevamo la migliore offerta tecnica e Ccc ci ha sorpassato sulla parte economica – ha spiegato -. Per noi l’offerta del Ccc era scadente. Era come paragonare una Ferrari con un’altra macchina. Fu una delusione totale». In un’intervista al Carlino, il 3 aprile 2009, lo stesso Minguez disse che Accìona era pronta a fare ricorso, e infatti fece un accesso agli atti, ma alla fine rinunciò perché, ha spiegato, «con la valutazione economica era questione di matematica pura. Noi avevamo fissato una soglia di passeggeri più alta mentre il Ccc aveva fissato una soglia più bassa e si assumeva il rischio che non ci fossero passeggeri. Per noi la soglia era più cautelativa e maggiore il rischio che il Comune dovesse sborsare». In realtà, secondo la Procura, il rischio ricadeva sul socio pubblico in virtù dei patti con Atc: «Ma io ho saputo dell’entrata di Atc solo quando sono stato sentito dalla Guardia di Finanza». Ricostruendo le fasi precedenti al primo bando, Minguez ha raccontato di avere avuto diversi contatti e incontri con Sutti, in vista di una partecipazione alla gara come socio-gestore: «Abbiamo prodotto anche verbali di accordo ma alla fine non si firmò nulla», e il presidente di Atc non si fece nemmeno più trovare al telefono. Salvo richiamare lui stesso Minguez alla vigilia della scadenza del bando: «Mi chiamò per sapere se presentavamo un’offerta e gli dissi di no perché non tornavano i conti». Ma, ha specificato, «per me lui era fuori: se avessi saputo che era con altri concorrenti non gli avrei detto che non partecipavamo». Gli spagnoli erano convinti che Atc non fosse della partita perché «non voleva e non poteva». «Era nell’aria che Atc non potesse partecipare — ha detto Minguez — perché partecipata dal Comune. Ne parlammo anche in una riunione in Comune con l’assessore Zamboni e ci dissero che stavano facendo una valutazione legale su questo». Sappiamo come poi è andata a finire.

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Processo People Mover – Report sintetico sull’udienza di venerdì 8 gennaio 2016

Venerdì 8 gennaio 2016 Lorenzo Alberghini e Sergio Brasini del Comitato No People Mover hanno presenziato all’intera udienza del processo sul People Mover che si è tenuta presso l’aula 11 del Tribunale di Bologna. A presiedere il collegio dei giudici non è più Grazia Nart, ma Luisa Raimondi. Erano presenti in aula gli imputati Patrizia Bartolini, Francesca Bruni, Cleto Carlini, Piero Collina. Assenti invece gli imputati Flavio Delbono, Francesco Sutti e Villiam Rossi. L’avv. Domenico Morace ha rappresentato il Comitato, costituitosi parte civile attraverso l’Associazione “Primavera Urbana”.
In apertura di udienza la giudice Raimondi ha ricordato l’avvenuta ammissione delle prove documentali depositate dai PM Antonella Scandellari e Giuseppe Di Giorgio e degli elenchi dei testi chiamati in aula (15 per la seduta odierna + 9 per l’udienza successiva). I PM hanno precisato che procederanno a reiterare la richiesta di acquisire ulteriori testimonianze, già respinta nelle precedenti udienze. La prima schermaglia procedurale si è aperta dopo l’annuncio dei PM di voler iniziare oggi dando la precedenza, tra i 15 testi, ai loro 3 consulenti per gli aspetti legali, economico-finanziari e tecnico-ingegneristici. Gli avvocati difensori degli imputati si sono opposti, ma la giudice ha rigettato l’eccezione sollevata. Si è però stabilito, come gesto di riguardo, di avviare l’udienza con un teste che veniva dalla Spagna (Fernando Minguez Llorente, dirigente di Acciona). A seguire l’avvocato Alfredo Biagini, legale di ATC e TPER, e infine i consulenti dei PM Cesare Caturani (avvocato amministrativista) e Stefano d’Orsi (dottore commercialista). Gli altri 11 testi, compreso l’ex consigliere comunale Daniele Corticelli, sono stati rinviati alla prossima udienza, fissata per il giorno 8 aprile 2016 alle ore 10,45. Sono state fissate anche le date delle successive udienze prima della sospensione estiva: 29 aprile, 16 maggio, 20 maggio, 26 maggio, 10 giugno, 17 giugno, 15 luglio e 22 luglio 2016.
A seguire un breve report di quanto avvenuto in udienza:

– l’ing. Fernando Minguez Llorente ha chiarito i motivi che spinsero Acciona e Ghella a non partecipare al primo bando per il People Mover e poi invece a partecipare al secondo bando. Ci furono contatti formali con ATC nella persona del Presidente Sutti per stringere un accordo in vista della partecipazione al primo bando. Acciona e Ghella produssero un “memorandum of understanding” inviato ufficialmente ad ATC, dalla quale non arrivò mai alcuna risposta. Né l’ing. Francesco Sutti né l’ing. Paolo Paolillo furono più rintracciabili telefonicamente. Ma la decisione di non partecipare al primo bando non dipese dal mancato accordo con ATC, perché Acciona e Ghella potevano assicurare anche da soli la gestione della concessione, avevano l’esperienza per farlo; dipese solo da una valutazione tecnico-economica, perché non c’erano i margini per un ritorno economico. Poi, in vista della partecipazione al secondo bando, ATC non venne più cercata perché si dava per scontato che ATC non voleva (o non poteva, in quanto società partecipata dal Comune di Bologna, che era la stazione appaltante) partecipare direttamente al bando. Il verbale di gara con i punteggi, sul secondo bando, vede attribuire il massimo ad Acciona e Ghella sulla parte tecnica (secondo il dirigente spagnolo il loro progetto era come una Ferrari, quello di CCC come un’autovettura qualunque), ma la situazione si rovescia completamente sulla parte economico-finanziaria, perché CCC indica prezzi molto più bassi di costruzione dell’opera e una soglia molto più bassa (in termini di numero di passeggeri trasportati) al di sotto della quale sarebbe scattato il contributo pubblico compensativo da parte del Comune. Rispondendo ad una domanda dell’avv. Guido Magnisi (difensore di Carlini), Llorente chiarisce che Acciona non aveva alcuna consapevolezza dell’accordo intercorso tra CCC e ATC attraverso la stipula dei “famigerati” patti parasociali. La cosa fu vissuta male, perché gli spagnoli avevano la consapevolezza di avere proposto il prodotto “migliore” e spesero circa 1 milione di euro per tutto il “lavoro istruttorio”. Della partecipazione di ATC attraverso i patti parasociali Acciona non viene a sapere nulla, e non lo sa neanche quando decide di fare accesso agli atti. Lo avessero saputo allora, avrebbero sicuramente fatto ricorso, cosa che poi non fecero.

– l’avv. Alfredo Biagini si occupò di People Mover, come consulente legale di ATC, una prima volta nel 2006, fornendo un parere favorevole rispetto al fatto che il Comune di Bologna potesse affidare in house ad ATC le attività di progettazione e gestione della monorotaia, oppure che in subordine ATC potesse partecipare direttamente alla gara. Poi il 10 novembre 2009 rende un secondo parere sulla possibilità che il cosiddetto decreto Bersani sulle società pubbliche impedisca ad ATC di entrare a far parte di una società di progetto (ossia Marconi Express) con CCC. Singolarmente ATC gli fornisce come documentazione solo il bando di gara, pur essendo nel frattempo già intervenuta l’aggiudicazione a CCC (la stipula del contratto di concessione è datata 4 giugno 2009). Questo secondo parere, favorevole all’ingresso di ATC nella società di progetto, fu reso al CdA di ATC in un momento nel quale in realtà ATC aveva già deliberato il proprio ingresso in Marconi Express, la fase era già molto avanzata. Il teste ha negato che ci fosse una saldatura tra i due pareri. Non si pone alcun dubbio e non fa alcuna domanda ad ATC sul perché non avesse partecipato direttamente al bando di gara, nonostante il suo parere favorevole. Le sue prestazioni sono state regolarmente pagate da ATC. L’avv. Morace gli ha chiesto se fosse consuetudine che ATC si rivolgesse al suo studio per pareri legali, la risposta è stata che questo avveniva di norma solo per le gare bandite da ATC. Sempre l’avv. Morace ha poi introdotto il fatto che l’avv. Biagini abbia rappresentato TPER davanti al Tar del Lazio nel contenzioso legale legato al parere reso in data 8 maggio 2013 dall’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici (ora assorbita dall’Autorità Nazionale Anticorruzione) sul People Mover. Dopo una breve ricostruzione della vicenda (dapprima il Tar del Lazio rinvia ogni decisione per competenza al Tar dell’Emilia Romagna, poi il Consiglio di Stato riporta la competenza della decisione al Tar del Lazio, che infine rigetta l’istanza di CCC e Marconi Express per “difetto di interesse”), l’avv. Biagini afferma che il ricorso davanti al Tar del Lazio non è stato da lui portato a termine perché è stato discusso prima quello di CCC e Marconi Express. Infine afferma che l’ing. Sutti non gli ha mai riferito di contatti intercorsi tra ATC, Acciona e Ghella.

– l’avv. Cesare Caturani è intervenuto mettendo in evidenza il vulnus che i patti parasociali firmati da CCC e ATC apportano all’intero istituto concessorio, perché CCC rientrava subito delle spese di progettazione e di costruzione, mentre ATC si caricava sulle spalle tutto il rischio di impresa legato alla gestione dell’opera. Nel contratto di concessione non viene scritto nulla sul passaggio delle quote tra CCC e ATC, quello che viene scritto nei patti parasociali è con tutta evidenza contra legem perché stravolge l’istituto stesso della concessione. I rilievi e i dubbi esplicitati dal funzionario comunale Sonia Bellini e dal funzionario della Provincia Carmelina Agresti sono stati completamente ignorati dal parere reso dall’avv. Biagini, e questo non va bene perchè qui si tratta di concessione di servizio pubblico. Poiché nel contratto di concessione non era scritto alcunché, e poiché l’art. 156 del Codice sugli Appalti non prevede per la società di progetto nessuno dei controlli strettissimi in genere previsti in termini di lavori pubblici, i soci pubblici di ATC sono stati messi in grave difficoltà dai patti parasociali. Per separare in maniera rigorosa il concessionario dalla società di progetto (come affermato anche nel parere dell’AVCP del 2013) CCC sarebbe dovuta entrare con il 100% di quote in Marconi Express. Nessun altro soggetto (tranne banche e istituti finanziari), tantomeno ATC, sarebbe potuto entrare nella società di progetto. L’AVCP mette chiaramente in discussione il fatto che ATC potesse entrare nella società di progetto, affermando che serviva una gara ulteriore e non una sorta di “cooptazione” su base reputazionale, anche per preservare aspetti legati alla trasparenza delle procedure. Un altro aspetto interessante è il chiarimento sul rispetto dei requisiti di partecipazione al secondo bando di gara da parte di CCC. I requisiti erano 4, due di natura economico-patrimoniale (cioé capitale sociale e fatturato nell’ultimo quinquennio), due di natura tecnica, “esperienziale” nella gestione di servizi affini. CCC non è in grado di rispettare questi ultimi, ma il bando (a norma di legge peraltro) prevede che questi si possano bypassare se si raddoppiano i primi due requisiti economici tramite l’istituto dell'”avvalimento”. In questo caso fu Unipol Merchant Bank a produrre l’avvalimento in favore di CCC raddoppiando di fatto il capitale sociale a disposizione di quest’ultima. E’ da notare però che l’avvalimento dichiarato è a termine, solo cioé fino al momento del collaudo del People Mover. Quindi di fatto CCC segnala la sua intenzione di voler uscire dalla compagine societaria di Marconi Express già in sede di gara attraverso questa modalità dell’avvalimento a termine. Il primo dicembre 2009 il Comune di Bologna (Giunta Delbono) delibera di accogliere l’ingresso di ATC in Marconi Express nonostante il parere critico della funzionaria Sonia Bellini esplicitato in data 13 ottobre 2009.

– il dott. Stefano d’Orsi ha illustrato la parte economica del progetto. L’analisi del piano economico-finanziario dell’opera venne fatta all’atto dell’aggiudicazione parziale da parte di CCC, e fu demandata dal Comune a KPMG. Venne verificato anche il requisito della “bancabilità” dell’opera. CCC conseguì il massimo del punteggio sulla parte economica del bando, in quanto la stima della domanda (utenza) prevedeva un intervento molto modesto da parte del Comune a supporto, e per pochi anni. Venne infatti generato una scenario di domanda decisamente inferiore a quello base e anche a quello di Acciona e Ghella. Il valore attuale netto del progetto venne stimato pari a – 10.880.000 euro da parte di Acciona e Ghella e a + 506.000 euro da CCC. Poi i patti parasociali vanno ad incidere a loro volta sulla credibilità del piano economico-finanziario. In particolare emergono forti dubbi sul fatto che ATC si possa esporre per le cifre indicate (12 milioni di euro), ci sono evidenti riserve sulla capacità di ATC di sostenere un impegno così prolungato nel tempo in termini di garanzie senza dover fare ricorso a sua volta ai soci pubblici. I dubbi sulla credibilità del piano economico-finanziario di CCC restano tutti, soprattutto se abbinati alla lettura dei patti parasociali: un operatore privato non poteva essere in grado di presentare un piano corredato da quegli indici economici senza accollarsi un grande rischio di impresa, a meno che tutto il rischio non venisse trasferito sull’operatore pubblico! L’avv. Morace ha chiesto conferma al teste della presenza di una clausola di riservatezza nei patti parasociali stipulati tra CCC e ATC. In effetti il punto 2.1 sancisce l’impossibilità di divulgarne il contenuto senza l’assenso esplicito di tutte le parti in causa: si tratta di una clausola priva di senso (oppure ha molto senso, a voler pensare male…).

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People Mover, “offerta della coop che vinse l’appalto a Bologna era scadente”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/08/people-mover-offerta-della-coop-che-vinse-lappalto-a-bologna-era-scadente/2359237/

People Mover, “offerta della coop che vinse l’appalto a Bologna era scadente”

Fernando Minguez Llorente, dirigente della multinazionale Acciona, è stato sentito come primo testimone nell’udienza del processo sulla monorotaia che dovrebbe collegare stazione e aeroporto: “Noi davamo una Ferrari, Ccc una macchina qualsiasi”

di David Marceddu

“Secondo noi l’offerta del Ccc per quell’opera era scadente dal punto di vista tecnico”. A parlare è Fernando Minguez Llorente dirigente della multinazionale Acciona sentito venerdì 8 gennaio come primo testimone al processo People mover a Bologna. Alla sbarra sette imputati: l’allora presidente dell’azienda trasporti Atc Francesco Sutti, l’ex numero uno del Ccc (Consorzio cooperative costruzioni) Piero Collina, accusati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio; l’ex sindaco Pd Flavio Delbono, che risponde solo del secondo reato come altri quattro tra dirigenti e amministratori comunali. Minguez, che è stato chiamato a testimoniare dai pubblici ministeri Giuseppe Di Giorgio e Antonella Scandellari, ha spiegato che la sua azienda teneva molto all’appalto per la navetta monorotaia che dovrebbe collegare stazione e aeroporto della città, poi finito nelle mani di Ccc. “La nostra offerta era una Ferrari, quella di Ccc era una macchina qualsiasi”. Peraltro il valore tecnico dell’offerta di Acciona fu riconosciuto anche dalla commissione comunale di gara che aprì le buste e valutò i progetti. Ma oltre all’offerta tecnica nel bando c’era anche l’offerta economica. E quella di Ccc fece ribaltare un risultato che sembrava certo.

Minguez ha ricordato davanti al collegio del tribunale (presieduto dal giudice Luisa Raimondi) di avere avuto, in occasione del primo bando People mover, alcuni contatti con Sutti, per sondare l’interesse di Atc a partecipare con loro alla gara: “Era naturale cercarli”, ha spiegato Minguez. “Atc era un gestore esperto di Bologna”. Poi però i contatti si interrompono: il ricordo del teste è un po’ offuscato dal tempo, ma rammenta che fu il presidente di Atc a non farsi più sentire. Ad ogni modo il primo bando, nel maggio 2008, andò deserto: “Non partecipammo: dal punto di vista economico non tornavano i conti. La decisione non fu presa tuttavia in base all’accordo mancato con Atc”, ha precisato Minguez.

Intanto, a ridosso della scadenza del primo bando, Sutti di Atc si si era rifatto vivo con una telefonata: “Voleva sapere se noi partecipavamo o no alla gara. Gli rispondemmo di no”, racconta il manager iberico. E qui Minguez racconta anche che in quei mesi, tra il primo e il secondo bando, c’era “una voce nell’aria, un sentore”: il fatto cioè che Atc, in quanto partecipata dal Comune di Bologna, non potesse partecipare a quel bando in project financing. “Credo di ricordare che qualcuno del Comune ci disse che stavano studiando la questione”, spiega Minguez, il quale tuttavia non ricorda chi, e in che termini, gliene parlò in Comune. Il manager collega le due vicende: “Quando ricevetti quella telefonata di Sutti, lui per me non era un possibile concorrente, era fuori dalla questione People mover, sennò non gli avrei mai detto che non partecipavamo”.

Si arriva al secondo bando. Ci sono due offerte: Acciona assieme al suo partner italiano Ghella da una parte, e Ccc, da sola, dall’altra. La coop bolognese vince con prezzi molto più competitivi. “Noi proponemmo una soglia di passeggeri molto alta, sotto la quale avremmo dovuto avere un contributo. Era una soglia cautelativa per noi. Ccc ne propose invece una più bassa”. Minguez spiega anche che inizialmente Acciona pensò a un ricorso: “Facemmo arrivare dalla Spagna sette nostri consulenti per studiare le carte capire se ci fossero state irregolarità. Ma l’offerta di Ccc era regolare”, ha spiegato rispondendo a una domanda dell’avvocato Paolo Trombetti, difensore di Collina. Eppure dopo pochi mesi dall’apertura delle buste Ccc formerà una società di gestione dell’opera, la Marconi Express, tirando dentro proprio l’Atc di Sutti. Quest’ultimo e Collina, prima della scadenza del secondo bando, avevano firmato quelli che secondo i pm altro non sono che “accordi occulti”. In base a questi, sostiene l’accusa, Ccc poté presentare al bando una offerta economica più conveniente del concorrente che era all’oscuro di quei patti. “Se avessimo saputo che Atc era dentro la società avremmo fatto ricorso, sicuramente”, ha spiegato Minguez rispondendo a una domanda dell’avvocato di parte civile Domenico Morace.

Altri testimoni dell’accusa sono stati sentiti dai giudici in questa prima tranche di audizioni. Una decina di udienze sono previste sino a fine luglio e la sentenza potrebbe arrivare già entro quella data. Nei giorni scorsi il sindaco di Bologna Virginio Merola, che a fine ottobre 2015 aveva annunciato il via ai lavori, aveva chiesto celerità alla magistratura. Merola si riferiva anche alla inchiesta bis, contro ignoti, aperta sempre dalla procura della Repubblica di Bologna che indaga proprio il contratto integrativo sottoscritto lo scorso 30 ottobre dal Comune e dalla Marconi Express per modificare la concessione risalente al 2009: “Vorrei che un giorno qualcuno ci dicesse – ha detto il sindaco – invece di lasciarci in mezzo a queste cause ed esposti, se quest’opera è illegittima. Ce lo dicano in fretta, così non abbiamo più il problema di pagare penali alla controparte che ci fa causa se non adempiamo al contratto”.

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Non c’è pace per il People mover. Inchiesta sulla partenza dei cantieri

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2015/29-dicembre-2015/non-c-pace-il-people-mover-inchiesta-partenza-cantieri-2302386933716.shtml

Non c’è pace per il People mover. Inchiesta sulla partenza dei cantieri

La monorotaia pensata per collegare stazione e aeroporto sotto l’attenzione della Procura: fascicolo contro ignoti

La Procura di Bologna ha deciso di aprire un nuovo procedimento penale sulla realizzazione del People mover, la monorotaia pensata per collegare stazione e aeroporto, i cui cantieri sono ufficialmente partiti lo scorso novembre. Il fascicolo, che è contro ignoti, ipotizza i reati di abuso d’ufficio e favoreggiamento.

L’INCHIESTA – Al centro della nuova attività d’indagine c’è il contratto integrativo sottoscritto lo scorso 30 ottobre dal Comune e dalla Marconi Express per modificare la concessione risalente al 2009: di fatto, il documento che ha dato il via libera ai lavori. L’iscrizione di un procedimento penale separato è stata disposta pochi giorni prima di Natale dai pm Antonella Scandellari e Giuseppe Di Giorgio, titolari dell’inchiesta «madre» che ha già visto il rinvio a giudizio con l’accusa di abuso di ufficio e turbativa d’asta (il processo inizierà l’8 aprile) dell’ex sindaco Flavio Delbono, dell’ex assessore comunale Villiam Rossi, di Francesco Sutti (ex presidente Atc), di Piero Collina (ex presidente del Consorzio cooperative costruzioni) e di tre dirigenti di Palazzo D’Accursio (Patrizia Bartolini, Francesca Bruni e Cleto Carlini).

GLI APPROFONDIMENTI – L’ulteriore attività d’indagine scaturisce dalla richiesta di sequestro preventivo dei cantieri e dei finanziamenti stanziati dal Comune e dalla Regione Emilia-Romagna, presentata a fine ottobre dall’avvocato Domenico Morace che rappresenta l’associazione «Primavera urbana» (parte civile nel processo) e tramite essa il Comitato No People mover. Attraverso le memorie presentate, Morace informò i magistrati della sottoscrizione del contratto e pochi giorni dopo seguì la visita della Guardia di finanza negli uffici di Comune, Marconi Express e della Regione.

I DOCUMENTI – Dalla documentazione acquisita, i pm hanno potuto constatare che con l’atto integrativo l’amministrazione e la società incaricata di realizzare e gestire il People mover hanno convenuto di modificare la durata della concessione, le tariffe del servizio e le curve di traffico prevedendo un ulteriore prezzo in favore del concessionario. La Procura si è poi soffermata anche sulla firma dei nuovi patti parasociali tra Ccc, Marconi Express e Tper che invece hanno modificato la struttura finanziaria della società e le modalità di trasferimento delle azioni. Tutte operazioni che dimostrerebbero che il Comune ha deciso di attuare gli accordi seguiti all’aggiudicazione della concessione, con l’ipotesi che questo sia avvenuto senza valutare le conseguenze di quanto nel frattempo era emerso grazie all’inchiesta penale. In questo caso, dunque, a differenza della prima inchiesta, sotto la lente finiscono atti che coinvolgono l’attuale Giunta Merola e non quella Delbono. Come parti offese figurano lo stesso Comune, Primavera urbana, l’impresa spagnola Acciona e la romana Ghella (che avevano partecipato in cordata alla gara poi vinta dal Ccc).

SENTITO IL SEGRETARIO – Del nuovo fascicolo fa parte- oltre alle memorie presentate dall’avvocato Morace a nome degli oppositori del progetto- anche una testimonianza resa dal segretario generale del Comune, Luca Uguccioni. Sentito come persona informata sui fatti, Uguccioni avrebbe ribadito l’interesse precipuo del Comune alla realizzazione dell’opera, perché l’amministrazione si ritiene vincolata al rispetto degli impegni contrattuali. Inoltre i nuovi accordi con Marconi Express, necessari per evitare il naufragio dell’opera, sarebbero stati licenziati dopo una minuziosa istruttoria tecnica, sia di tipo legale che finanziario.

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People mover, nuova grana giudiziaria. La Finanza in Comune e Regione

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People mover, nuova grana giudiziaria. La Finanza in Comune e Regione

Le Fiamme gialle sono andate anche da Marconi Express. Nel mirino dei pm il via libera ai cantieri

Il People mover torna nel mirino della Procura. Questa volta sotto la lente dei pm c’è il recente via libera ai cantieri, dopo l’arrivo dei finanziamenti alla monorotaia su gomma che dovrebbe collegare aeroporto e stazione. Su delega dei pm Giuseppe Di Giorgio e Antonella Scandellari, i finanzieri del nucleo di Polizia tributaria si sono presentati nei tre luoghi chiave che hanno portato all’apertura a fine ottobre dei lavori del People mover. Le Fiamme gialle ieri mattina hanno bussato alle porte del Comune di Bologna, l’ente che ha curato il bando di gara, a quelle della Regione, che stanziato 27 milioni di euro, e della società Marconi Express, chiamata a costruire e gestire l’opera e composta dal Consorzio Cooperative Costruzioni (75%) e da Tper (25%).

LE CARTE – In mano i finanzieri avevano un ordine di esibizione, l’incarico di acquisire tutta la recente documentazione relativa all’apertura dei cantieri e al contratto con Marconi Express, un corposo faldone che contiene tutte le delibere con le quali sono stati stanziati i finanziamenti oltre all’istruttoria conclusiva (compresa la procedura di revisione del piano economico e finanziario) inviata da Palazzo d’Accursio a Marconi Express e protocollata dall’amministrazione comunale il 20 maggio scorso.

LA VICENDA – Sull’iter amministrativo che ha portato all’aggiudicazione della gara a Ccc è in corso un processo che vede imputati a vario titolo per i reati di abuso di ufficio e turbativa d’asta i vertici del Comune dell’epoca (l’ex sindaco Flavio Delbono, l’ex presidente di Atc Francesco Sutti, l’ex assessore al Bilancio Villiam Rossi, il dirigente del settore Lavori pubblici Patrizia Bartolini, il responsabile della Mobilità Cleto Carlini e la dirigente Francesca Bruni) e l’ex presidente del Consorzio Piero Collina. Per l’accusa il bando è stato «cucito» addosso al Consorzio. Due i profili sotto accusa. Il mancato inserimento nel bando di requisiti tecnici che il Ccc non poteva avere e l’aver permesso alla coop, dopo la vittoria della gara, di costituire una società di progetto con Atc, la Marconi Express. Un altro nodo poi è quello dei patti parasociali (nel frattempo modificati) sottoscritti nel 2010 da Ccc e Atc in base ai quali l’azienda di trasporto avrebbe acquisito il 75% di Marconi Express, assumendo così gran parte degli oneri e dei rischi d’impresa.

LA PARTENZA – Dopo il recente avvio dei lavori, si sono levate più voci contrarie, da Sel fino al comitato «No People mover», costituitosi parte civile nel processo e che, tramite il suo avvocato Domenico Morace, ha presentato in Procura un’istanza per chiedere il sequestro preventivo dei cantieri e dei finanziamenti proprio perché l’opera si basa su una gara che secondo i magistrati è irregolare, quindi ancora sub iudice, e col rischio di poter essere annullata.

I CONTROLLI – A quanto pare non ci sarebbe una nuova inchiesta aperta sul People mover. Gli accertamenti della Procura sarebbero infatti legati al fascicolo madre del 2012 da cui dipende l’attuale processo. La sofferta storia di questa infrastruttura nasce nel 2007, quando Regione, Comune e Provincia sottoscrissero il primo accordo di programma avente ad oggetto proprio la realizzazione dell’opera. Due anni dopo la gara d’appalto individua nel Ccc il soggetto aggiudicataria per la gestione e realizzazione della monorotaia. Subito dopo viene istituita la società di scopo Marconi Express. Nel 2012 i magistrati decidono di aprire un’inchiesta dopo l’esposto dell’ex candidato civico Daniele Corticelli. Da quel momento fino a dieci giorni fa, il People mover ha rischiato davvero di non vedere mai la luce. Poi la svolta con l’annuncio di Merola e della numero uno di Marconi Express Rita Finzi e, contestualmente, con l’avvio dei lavori. Adesso la magistratura vuole vederci chiaro, tanto da chiedere a Comune, Regione e Marconi Express tutti i documenti inerenti al via libera dei cantieri. Una nuova tegola sul tormentato percorso della monorotaia su gomma che potrebbe portare a nuovi sviluppi.

Beppe Persichella, Gianluca Rotondi

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Il comitato: «Pronti a bloccare i cantieri»

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato domenica 1 novembre 2015 dal Corriere di Bologna.

Il comitato: «Pronti a bloccare i cantieri» 
Sel e M5S con il fronte del no, pesa il processo che ha tra gli imputati Delbono
I no People mover non si rassegnano. Nel giorno del via libera, gli anti monorotaia inaugurano simbolicamente il collegamento (incompleto) della stazione Aeroporto dell’Sfm a Borgo Panigale, che secondo il comitato può sostituire la discussa opera, e promettono battaglia: «Siamo pronti a bloccare i cantieri», assicura Andrea Tesini del comitato che da anni si batte contro la soprelevata. Accanto a loro c’è un fronte politico, l’asse Sel-Movimento cinque stelle- Coalizione civica, che ieri è di nuovo salito sulle barricate e guarda con attenzione al processo in corso sul controverso iter amministrativo dell’opera. La capogruppo vendoliana a Palazzo D’Accursio, Cathy La Torre, ha invitato il sindaco Merola a non cantar vittoria: «Sulla monorotaia pende una ipotesi di turbativa d’asta che, se venisse accertata, renderebbe annullabile il contratto», ha scritto su Facebook La Torre dando corpo alle speranze degli anti People mover. Per conto del comitato, l’avvocato Domenico Morace ha inoltre chiesto ai pm Giuseppe Di Giorgio e Antonella Scandellari di sollecitare il Tribunale a disporre il sequestro di cantieri e finanziamenti regionali. Il capogruppo pentastellato in Comune Massimo Bugani parla di un «giorno di lutto per tutti i bolognesi di buon senso». «Fermare questa follia da oggi sarà ancora più difficile — dice il grillino —. Se a governare Bologna dal prossimo anno ci sarà il M5S, si troverà anche questo scempio in eredità. 120 milioni di euro per una monorotaia di 5 km, con sopra un trabiccolo da 35 posti simile al brucomela e con 8 persone a processo per abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Mandiamo a casa questi». I finanziatori del progetto sono certi che qualunque sia l’esito del processo non ci saranno ricadute sul contratto e quindi sull’opera. Hanno studiato le carte dell’inchiesta e chiesto pareri legali. Insomma, si sentono al riparo da sorprese. A processo per i reati a vario titolo di turbativa d’asta e abuso d’ufficio ci sono l’ex sindaco Flavio Delbono, il suo assessore al bilancio Villiam Rossi, l’ex numero uno di Atc (oggi Tper) Francesco Sutti, i funzionari del Comune Patrizia Bartolini, Cleto Carlini e Francesca Bruni. Imputato anche Piero Collina, ex numero uno del Ccc che si aggiudicò la gara. I pm ipotizzano che il bando sia stato «cucito» addosso al Consorzio. Due i profili sotto accusa. Il mancato inserimento nel bando di requisiti tecnici che il Ccc non poteva avere e l’aver permesso alla coop, dopo la vittoria della gara, di costituire una società di progetto con Atc, la Marconi Express. Un altro nodo poi è quello dei patti parasociali (nel frattempo modificati) sottoscritti nel 2010 da Ccc e Atc in base ai quali l’azienda di trasporto avrebbe acquisito il 75% di Marconi Express, assumendo così gran parte degli oneri e dei rischi d’impresa. E ciò nonostante la gara per l’appalto da 100 milioni di euro fosse stata bandita nel 2008 in project financing, procedura che prevede che il Comune affidi costruzione e gestione al privato senza tirare fuori un euro. Sutti e Collina rispondono anche di aver stipulato, nel 2008, un patto occulto che stabiliva una partnership esclusiva per la partecipazione congiunta alla gara.

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