Articoli con tag Sentenza
La spagnola Acciona: «Valutiamo la causa civile»
Pubblicato da No People Mover in RASSEGNA STAMPA il 9 dicembre 2016
Articolo pubblicato venerdì 9 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.
La spagnola Acciona: «Valutiamo la causa civile»
Il primo round, quello penale, è finito con una schiacciante vittoria degli imputati, tutti assolti. Ma la partita giudiziaria del People mover è tutt’altro che finita. Restano infatti aperte sia la strada della Corte dei conti sia quella (eventuale) dei risarcimenti civili, al netto del possibile ricorso in sede penale della Procura che però appare difficile vista l’imminente prescrizione. I pm contabili aprirono un fascicolo nel lontano 2014 a carico della giunta Delbono e ora il processo è entrato nelle fasi decisive: dall’iniziale richiesta di 15 milioni di euro di danno erariale, si è passati a 5 milioni e la sentenza è attesa nei primi mesi del prossimo anno. Quanto al processo civile, l’assoluzione penale non impedisce alla società spagnola Acciona, perdente nella gara d’appalto contestata, di citare Ccc e Tper per ottenere i danni. In sede penale avevano chiesto 1,4 milioni. «Valuteremo se fare causa – dice Fernando Minguez, direttore per l’Europa di Acciona – dopo aver letto le motivazioni dell’assoluzione. Non lo escludo, ma per ora non abbiamo deciso».
«Il vuoto della politica ha creato un mostro»
Pubblicato da No People Mover in RASSEGNA STAMPA il 8 dicembre 2016
Articolo di Gilberto Dondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 da il Resto del Carlino – Bologna.
«Il vuoto della politica ha creato un mostro»
«Quando c’è un vuoto della politica si generano mostri giudiziari». Per commentare l’esito del processo l’avvocato Guido Magnisi, legale di Cleto Carlini, cita Goya, riadattando la famosa frase alla situazione della giustizia bolognese. Un citazione colta, che non nasconde la durezza dell’attacco alla Procura: «L’errore storico-politico è quello di partire dall’ambiente, dal contesto socio-politico, per costruire i reati». Magnisi ha difeso, nel corso degli anni, l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, l’ex assessore Luisa Lazzaroni (giunta Delbono) e ora Carlini. «Io non giudico la Procura, guardo i risultati. Ed è ben curioso – conclude – che lo stesso risultato ci sia stato per tre amministrazioni di colore diverso, che hanno subito anni di sofferenza, costi umani, sociali e politici». L’avvocato Gaetano Insolera, difensore di Delbono, ha invece risposto piccato ai giornalisti, che chiedevano un commento sulla formula della vecchia insufficienza di prove della sentenza, definendoli «chaperon dei pm», poi si è allontanato. Gli altri avvocati, big del foro come NicolaMazzacuva, Paolo Trombetti, Filippo Sgubbi e Gino Bottiglioni hanno sottolineato i «costi umani e le sofferenze patite in questi anni dagli imputati». «La formula con cui si è concluso, giustifica ampiamente che il processo doveva essere fatto – commenta il procuratore capo Giuseppe Amato –. Del resto c’era stato già il vaglio del giudice dell’udienza preliminare. Se faremo appello? Dovremo tener conto dell’imminente prescrizione». Infine il comitato No People Mover, assistito dall’avvocato Domenico Morace: «Sono emersi fatti gravissimi – dice il presidente Lorenzo Alberghini – che questo verdetto non spiega».
La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»
Pubblicato da No People Mover in RASSEGNA STAMPA il 8 dicembre 2016
Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.
La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»
Da Di Nicola ad Alfonso, dal dialogo fra palazzi alla linea dura, fino ad Amato e al suo nuovo corso: basta fascicoli dai contorni labili
La sentenza sul People mover spedisce sul binario morto un altro processo eccellente, forse l’ultimo ancora in piedi che metteva nel mirino un intero sistema di potere e le presunte connivenze tra amministrazioni e cooperative. Se non è il crepuscolo delle inchieste «politiche», il sipario su una stagione segnata da scandali e accuse poi naufragate, poco ci manca. È un fatto che, tranne qualche rara eccezione, negli ultimi sette anni le più importanti inchieste sulla pubblica amministrazione siano state azzerate dai giudici. Il rosario da sgranare, tra assoluzioni e prescrizioni, è lungo. Il Civis, il People mover, l’incarico alla storica segretaria di Bersani, Zoia Veronesi, naturalmente Terremerse, versante Vasco Errani, i bandi per i vari Global Service, il sistema regionale degli accreditamenti per le cliniche, l’appalto per la centrale tecnologica del Sant’Orsola, almeno in parte i processi con al centro il Cipea di Gianluca Muratori (che hanno se non altro accertato episodi corruttivi) e da ultimo, e ancor prima di arrivare davanti a un giudice, l’indagine sulla Colata di Idice. Un discorso a parte merita la maxi inchiesta sulle presunte spese pazze dei consiglieri regionali, comune peraltro alle Procure di mezza Italia e per buona parte ancora sottoposta al vaglio dei giudici in dibattimento. Ci sono state assoluzioni ma anche condanne e patteggiamenti decisi da giudici spesso diversi. La sensazione è che con la sentenza di ieri si chiuda dunque una lunga stagione che ha scavato un solco tra magistratura e politica, mai nemmeno sfiorata dagli scandali prima di allora e comunque poco abituata a farsi giudicare. Sette anni di inchieste sulla pubblica amministrazione, indagini infinite, sequestri milionari concessi e poi cassati, costi umani e costi vivi sostenuti per intercettazioni, consulenze e perizie. Indagini avviate principalmente dopo l’arrivo sotto le Due Torri dell’allora procuratore Roberto Alfonso che ha dato un nuovo impulso alle inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione, raccogliendo però spesso sonore bocciature dai giudici. Prima d’allora, va detto, processi di questo tipo erano una rarità. La Procura guidata da Enrico Di Nicola non sparava certo cannonate. Nessuno insabbiava, naturalmente, ma l’interlocuzione tra palazzi era una costante. Gli esposti di opposizioni e comitati ci sono sempre stati ma spesso finivano in niente o con archiviazioni che stigmatizzavano certi comportamenti ma poi finiva lì. Proprio nel periodo di passaggio di consegne arrivò il Cinzia-gate, lo scandalo che portò alle dimissioni dell’allora sindaco Flavio Delbono. Un vero spartiacque. Il fascicolo fu avviato all’archiviazione, un gip lo rimandò indietro e venne affidato a un nuovo pm. Il resto, patteggiamento compreso, è storia nota. L’inchiesta su cui la Procura guidata da Alfonso ha forse investito di più è quella che ha coinvolto il governatore Vasco Errani fino a spingerlo alle dimissioni. Un’accusa tenacemente sostenuta dai pm e oggetto di ribaltamenti e sentenze contrastanti. Fino all’assoluzione definitiva che ha fatto (di nuovo) saltare il tappo e salire sulle barricate un’intera classe politica che inorridiva alla sola idea che si potesse processare l’esponente di spicco di un partito che ha governato pressoché ininterrottamente in Regione. La graticola è toccata anche all’ex sindaco Giorgio Guazzaloca con un’accusa di corruzione portata avanti ostinatamente, nonostante le pronunce avverse dei giudici del Riesame, e poi abbandonata strada facendo mentre il processo sul Civis si avviava alla prescrizione. Ora con l’arrivo del procuratore Giuseppe Amato la Procura cambierà di nuovo strada, dicono avvocati eccellenti e addetti ai lavori. Niente più inchieste infinite e dai contorni labili, ma tempi certi e risposte celeri. Un concetto sottolineato a più riprese nel giorno del suo insediamento e ribadito nei fatti proprio con la richiesta di archiviazione per le presunte pressioni alla sindaca Isabella Conti. È un fatto che le inchieste di questi anni abbiano se non altro avuto il merito di far emergere anomalie, storture, irregolarità amministrative, se non vere e proprie connivenze tra poteri. Ma si sono quasi sempre sfaldate alla prova dei fatti e spesso, particolare non secondario, dopo un tempo infinito. I casi Civis (con i mezzi sostituiti dopo l’inchiesta) e People mover (con i patti parasociali cambiati in corso d’opera) stanno lì a dimostrarlo. Le assoluzioni, direbbe qualche magistrato, fanno parte della fisiologia del processo. I pm indagano e se del caso archiviano, i collegi giudicano e se lo ritengono assolvono. È il segno che il sistema funziona. Il fatto è che spesso, al netto di organici carenti e personale mancante, tutto ciò avviene con tempi intollerabili.
Il sollievo dell’ex sindaco: «La sentenza? Era scontata»
Pubblicato da No People Mover in RASSEGNA STAMPA il 8 dicembre 2016
Articolo di Pierpaolo Velonà pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.
Il sollievo dell’ex sindaco: «La sentenza? Era scontata»
Dal 17 febbraio del 2010, Flavio Delbono non è più sindaco di Bologna. Ora, con l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di abuso d’ufficio nell’inchiesta sul People mover, si recide l’ultimo filo che lo teneva legato a quella brevissima esperienza a palazzo d’Accursio. L’ex sindaco può tirare un sospiro di sollievo. «È una sentenza scontata, che si commenta da sola — dice a caldo Delbono — Ci sono voluti tre anni di indagine, due anni di processo, migliaia di carte, in definitiva quello sul People mover era un processo che non si doveva neanche fare, lo dicono pure gli avvocati». E poi: «Come sindaco ne esco pulito — aggiunge Delbono — era l’unica indagine che mi riguardava come primo cittadino. I miei rapporti con la Procura di Bologna ? Meglio non commentare, ho già dato». Quest’ultimo riferimento è all’inchiesta sui viaggi a spese della Regione — di cui Delbono era stato vicepresidente dal 2003 al 2009 — che sono costati all’ex esponente del Pd un patteggiamento a 19 mesi e 10 giorni per peculato, truffa aggravata, intralcio alla giustizia e induzione a rilasciare false dichiarazioni per le pressioni sulla sua ex compagna Cinzia Cracchi affinché tacesse sulle risorse pubbliche (21.000 euro) utilizzate per viaggi privati. Era stata questa inchiesta a portare Delbono alle dimissioni da sindaco, dopo soli sette mesi. Nel 2012 un’altra tegola, l’iscrizione nel registro degli indagati per il bando del People Mover vinto da Ccc. Da ieri, anche questa pagina si è chiusa.
E i No People mover sperano nel processo
Pubblicato da No People Mover in RASSEGNA STAMPA il 4 settembre 2016
Articolo di Eleonora Capelli pubblicato lunedì 11 luglio 2016 da la Repubblica – Bologna.
E i No People mover sperano nel processo
Oggi l’udienza per abuso d’ufficio a carico di Delbono, Rossi, Sutti e Collina
Una sentenza per fermare il cemento. È quella che aspettano gli attivisti del comitato “No People mover” che di fronte agli 80 piloni che sanciscono la concreta realizzazione della monorotaia che collegherà l’aeroporto alla stazione, rispondono concentrandosi sull’udienza di oggi. Una nuova puntata del processo che vede a giudizio con l’accusa di abuso di ufficio e turbativa d’asta l’ex sindaco Flavio Delbono, l’ex assessore Villiam Rossi l’ex presidente Atc Francesco Sutti e l’ex presidente del Consorzio cooperative costruzioni, Piero Collina. «Il processo va avanti e se gli imputati verranno condannati il bando in base al quale sono stati eseguiti questi primi lavori non sarà più valido – dice Lorenzo Alberghini del comitato, candidato alle ultime amministrative con Coalizione Civica -. In questo caso i piloni rimarranno come monumento alla fallimentare gestione del denaro pubblico. I piloni li possono fermare i giudici, vedremo cosa diranno i prossimi testimoni chiamati, cioè Sutti e Collina».
Gli attivisti del fronte “No People mover”, che si sono costituiti parte civile nel processo alla monorotaia, contano che si riesca ad evitare la prescrizione. «Quel termine scade a dicembre – spiega Alberghini – ma io credo che la sentenza arriverà prima perché siamo sulla strada giusta, le udienze si susseguono e se il Ccc non avrà più la legittimità per portare avanti l’opera, questi cantieri dovranno fermarsi».
Alberghini punta dritto al sindaco Merola che «non ha mai voluto un confronto con chi i difetti del People mover li sottolinea da anni». Adesso carte alla mano il comitato squaderna problemi di omologazione del mezzo («questo tipo esatto di monorotaia è un unicum, quindi andrà omologato una volta costruito e messo in marcia, e si capisce quanto margine di rischio abbia un’operazione del genere») e soprattutto il vecchio cavallo di battaglia del Servizio ferroviario metropolitano. Il fronte dei contrari ha sempre chiesto all’amministrazione di puntare sul collaudato trasporto su ferro e di appoggiarsi alla stazione non molto distante dall’aeroporto. Adesso comunque, a cantieri aperti e in piena attività, con 100 operai al lavoro in questa fase e una previsione di 200 addetti impegnati nella fase clou dei lavori, i contrari al progetto guardano alle aule di tribunale, più che ai confronti con le istituzioni.