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La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»

Articolo di Gianluca Rotondi pubblicato giovedì 8 dicembre 2016 dal Corriere di Bologna.

La notte delle inchieste sul «sistema-Emilia»

Da Di Nicola ad Alfonso, dal dialogo fra palazzi alla linea dura, fino ad Amato e al suo nuovo corso: basta fascicoli dai contorni labili

La sentenza sul People mover spedisce sul binario morto un altro processo eccellente, forse l’ultimo ancora in piedi che metteva nel mirino un intero sistema di potere e le presunte connivenze tra amministrazioni e cooperative. Se non è il crepuscolo delle inchieste «politiche», il sipario su una stagione segnata da scandali e accuse poi naufragate, poco ci manca. È un fatto che, tranne qualche rara eccezione, negli ultimi sette anni le più importanti inchieste sulla pubblica amministrazione siano state azzerate dai giudici. Il rosario da sgranare, tra assoluzioni e prescrizioni, è lungo. Il Civis, il People mover, l’incarico alla storica segretaria di Bersani, Zoia Veronesi, naturalmente Terremerse, versante Vasco Errani, i bandi per i vari Global Service, il sistema regionale degli accreditamenti per le cliniche, l’appalto per la centrale tecnologica del Sant’Orsola, almeno in parte i processi con al centro il Cipea di Gianluca Muratori (che hanno se non altro accertato episodi corruttivi) e da ultimo, e ancor prima di arrivare davanti a un giudice, l’indagine sulla Colata di Idice. Un discorso a parte merita la maxi inchiesta sulle presunte spese pazze dei consiglieri regionali, comune peraltro alle Procure di mezza Italia e per buona parte ancora sottoposta al vaglio dei giudici in dibattimento. Ci sono state assoluzioni ma anche condanne e patteggiamenti decisi da giudici spesso diversi. La sensazione è che con la sentenza di ieri si chiuda dunque una lunga stagione che ha scavato un solco tra magistratura e politica, mai nemmeno sfiorata dagli scandali prima di allora e comunque poco abituata a farsi giudicare. Sette anni di inchieste sulla pubblica amministrazione, indagini infinite, sequestri milionari concessi e poi cassati, costi umani e costi vivi sostenuti per intercettazioni, consulenze e perizie. Indagini avviate principalmente dopo l’arrivo sotto le Due Torri dell’allora procuratore Roberto Alfonso che ha dato un nuovo impulso alle inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione, raccogliendo però spesso sonore bocciature dai giudici. Prima d’allora, va detto, processi di questo tipo erano una rarità. La Procura guidata da Enrico Di Nicola non sparava certo cannonate. Nessuno insabbiava, naturalmente, ma l’interlocuzione tra palazzi era una costante. Gli esposti di opposizioni e comitati ci sono sempre stati ma spesso finivano in niente o con archiviazioni che stigmatizzavano certi comportamenti ma poi finiva lì. Proprio nel periodo di passaggio di consegne arrivò il Cinzia-gate, lo scandalo che portò alle dimissioni dell’allora sindaco Flavio Delbono. Un vero spartiacque. Il fascicolo fu avviato all’archiviazione, un gip lo rimandò indietro e venne affidato a un nuovo pm. Il resto, patteggiamento compreso, è storia nota. L’inchiesta su cui la Procura guidata da Alfonso ha forse investito di più è quella che ha coinvolto il governatore Vasco Errani fino a spingerlo alle dimissioni. Un’accusa tenacemente sostenuta dai pm e oggetto di ribaltamenti e sentenze contrastanti. Fino all’assoluzione definitiva che ha fatto (di nuovo) saltare il tappo e salire sulle barricate un’intera classe politica che inorridiva alla sola idea che si potesse processare l’esponente di spicco di un partito che ha governato pressoché ininterrottamente in Regione. La graticola è toccata anche all’ex sindaco Giorgio Guazzaloca con un’accusa di corruzione portata avanti ostinatamente, nonostante le pronunce avverse dei giudici del Riesame, e poi abbandonata strada facendo mentre il processo sul Civis si avviava alla prescrizione. Ora con l’arrivo del procuratore Giuseppe Amato la Procura cambierà di nuovo strada, dicono avvocati eccellenti e addetti ai lavori. Niente più inchieste infinite e dai contorni labili, ma tempi certi e risposte celeri. Un concetto sottolineato a più riprese nel giorno del suo insediamento e ribadito nei fatti proprio con la richiesta di archiviazione per le presunte pressioni alla sindaca Isabella Conti. È un fatto che le inchieste di questi anni abbiano se non altro avuto il merito di far emergere anomalie, storture, irregolarità amministrative, se non vere e proprie connivenze tra poteri. Ma si sono quasi sempre sfaldate alla prova dei fatti e spesso, particolare non secondario, dopo un tempo infinito. I casi Civis (con i mezzi sostituiti dopo l’inchiesta) e People mover (con i patti parasociali cambiati in corso d’opera) stanno lì a dimostrarlo. Le assoluzioni, direbbe qualche magistrato, fanno parte della fisiologia del processo. I pm indagano e se del caso archiviano, i collegi giudicano e se lo ritengono assolvono. È il segno che il sistema funziona. Il fatto è che spesso, al netto di organici carenti e personale mancante, tutto ciò avviene con tempi intollerabili.

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Bologna, bufera in Comune: dirigente indagata per gli appalti alle “coop rosse”

L’accusa è turbativa d’asta: sotto inchiesta anche un ex dirigente dei lavori pubblici ora trasferito in Regione. Nel mirino anche il Ccc

da Il Fatto Quotidiano on line del 23 febbraio 2012

Patrizia Bartolini, la direttrice del settore gare del Comune di Bologna, è indagata per turbativa d’asta. Oltre a lei risponde della stessa accusa anche un ex funzionario comunale dei lavori pubblici, ora trasferito in Regione. Secondo i magistrati e la guardia di finanza, Bartolini avrebbe favorito le coop nell’assegnazione di uno dei tre rami dell’appalto Global service. L’ex funzionario, invece, era il responsabile del procedimento di assegnazione.

I due hanno ricevuto gli avvisi di garanzia alcuni giorni fa, e sono stati interrogati in procura, davanti al pm Rossella Poggioli, titolare del fascicolo. L’ipotesi degli inquirenti, come ha raccontato il Resto del Carlino, è che alla cordata guidata dal Consorzio cooperative costruzioni, sarebbe stata concessa una proroga dei termini, che però fu rifiutata agli altri concorrenti. In questo modo avrebbe creato un ingiusto vantaggio alle coop.

L’appalto Global service è diviso in tre rami. Uno riguarda la manutenzione delle strade, affidato nel 2008 con appalto regolare a Bgs, Bologna gestione strade, consorzio che fa capo a Coop Costruzioni. Da settimane per altro sotto accusa per la gestione dell’emergenza neve e per i costi. Un altro ramo riguarda il verde ed è gestito da un’altra cordata di cui fa parte Manutencoop. Un ulteriore e ultimo ramo si occupa, invece, della manutenzione degli edifici pubblici, affidato al consorzio Bologna gestione patrimonio.

E, secondo la procura di Bologna, è proprio quest’ultimo appalto che non avrebbe rispettato le norme di legge. Nel 2007 fu indetta la gara. Si presentarono tre soggetti, due consorzi non bolognesi e la cordata di Ccc, che comunque non è indagata. Dopo un sopralluogo per valutare l’entità dell’incarico, i due consorzi chiesero una proroga dei termini per presentare l’offerta di 40 giorni. Il Consorzio cooperative costruzioni, che già gestiva il servizio con una cordata diversa, non ne ebbe bisogno. Ai consorzi fu negata la proroga, e di conseguenza l’unica busta presentata fu quella di Ccc. Ma nell’offerta mancavano alcuni documenti essenziali e il Ccc chiese una proroga per produrli di tre giorni, che fu concessa.

Ora la procura di Bologna contesta al funzionario il rifiuto per la richiesta di proroga dei termine dei due consorzi, e a Patrizia Bartolini, oltre al no ai consorzi, anche la seconda concessione di una proroga dei termini per Ccc. La difesa è ora pronta a dar battaglia, con la convinzione di aver rispettato le norme del codice.

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